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      ragazzo di schiena seduto su una poltrona a guardare una lavagna bianca con dei disegni fatti a mano

      Come il Design Thinking aiuta startup e aziende

      Perché alcune startup falliscono? Come mai alcuni prodotti lanciati sul mercato da aziende consolidate sono un flop?
      Spesso questi insuccessi derivano dal medesimo errore, ovvero l’offerta sì di un’innovazione, ma strutturata su un problema ipotetico e non sulla conoscenza profonda dell’
      utente finale.
      Su questa conoscenza imprescindibile si basa lo human centered design, ovvero la progettualità centrata su desideri, esigenze e contesto del fruitore finale. Come conoscere queste sue necessità è l’obiettivo del design thinking, una metodologia di progettazione, che aiuta startup e aziende ad avere successo. Qui ne descriviamo vantaggi e passaggi costitutivi.


      La vera innovazione 

      Per quanto brillanti, alcune nuove proposte partono già  da una soluzione a un problema concreto dell’utente, ma non scandagliano il bisogno celato del cliente, talvolta a lui  stesso ignoto, perché inconscio.
      Il bisogno infatti viene prima del problema, le cui soluzioni possono essere molteplici.

      L’approccio classico del marketing è analitico, si basa cioè su grandi quantità di dati, per prevedere gusti e orientamenti del pubblico.
      Invece una vera innovazione deve affrontare :

      • un bisogno non noto: ovvero il cliente nutre un bisogno ancora latente
      • l’assenza di dati: non è possibile confrontarsi con dati che ci dicano cosa è più urgente per il target di riferimento, come utilizzerebbe un determinato prodotto/servizio ecc..
      • imprevedibilità della reazione del pubblico: non si dispone di un ventaglio di feedback prevedibili.

      Come far fronte a queste incognite? Il design thinking, o pensiero progettuale, ci offre una soluzione.

      Ma che cos’è il design thinking?

      Cos’è il Design Thinking

      Si tratta di un approccio che abbina un modo di pensare a delle azioni pratiche. Parte dalla domanda: Come possiamo migliorare realmente la vita dei nostri clienti?
      Per farlo il design thinking mette al centro le persone e il loro bisogno di chiarezza, semplicità, immediatezza, proprio come fanno i designer quando progettano. Questo insieme di processi cognitivi e pratici giunge dall’Università di Standford, in California. Ecco di seguito i momenti fondamentali di questa modalità di pensiero-azione.

      Le fasi

      La sequenza in cui procede questo approccio non è sempre lineare, ogni fase può mettere in discussione quella precedente. Eccolo le azioni in con cui procedere:

      1. Empatizzare: si tratta di comprendere il bisogno dell’utente, lo si attua tramite metodologie etnografiche o di tipo creativo-inconscio, ovvero sperimentazione di piccole esperienze significative dell’utente riprodotte da noi, vivendo le vite dei nostri clienti immedesimandosi in loro, oppure vera ricerca su campo, collezionare dati profondi rispetto al contesto e alle emozioni vissute delle persone quando compiono delle azioni apparentemente banali e quotidiane. Questa fase serve per trarre uno schema interpretativo da queste modalità d’azione. Per riuscire a farlo serve empatia. 
      2. Definire: Si ridefinisce la domanda, circoscrivendo meglio il vero problema, partendo anzitutto dal bisogno e non dal problema ultimo dell’utente, con maggior cognizione del suo vissuto reale grazie alla ricerca etnografica svolta in precedenza.
      3. Ideare: si escogitano possibili servizi/prodotti per soddisfare bisogni latenti, tramite espedienti non scontati. É il momento del brainstorming collettivo. Ma come generare proposte inedite e originali? si seguono delle tecniche di stimolo della creatività, in cui si abbattono stereotipi, rigidità culturali, puntando sulla quantità di idee piuttosto che sulla qualità, non giudicando le idee altrui ma rilanciando proposte. Questa è detta fase divergente (tante idee divergono in ogni direzione possibile e impossibile).
      4. Prototipare: questa è la fase convergente, quella in cui fra le diverse idee proposte si testa quella migliore, tenendo conto di fattibilità e vantaggio per l’utilizzatore. É il momento della sperimentazione concreta, con piccoli progetti pilota si rendendo tangibili le idee e se ne considerano i limiti.
      5. Testare: si verifica cosa ha funzionato con test incrementali per numero di utilizzatori

      Un esempio di Design Thinking che aiuta startup e neonati

      Una sfida vinta grazie all’uso del design thinking ci è stata raccontata dal nostro docente Francesco D’Onghia.

      La sfida prevedeva la creazione di incubatrici elettriche a basso costo, per offrire cure a bambini nati prematuri, il cui tasso di mortalità è molto alto nei Paesi in via di sviluppo.
      Grazie all’intuizione del metodo etnografico il problema è stato ridefinito.
      Nel contesto culturale quello vissuto dal team di progettisti, quello del Nepal, si ritiene che una brava madre non si separi mai dal suo bambino nei primi mesi di vita, tenendolo vicino al proprio corpo più tempo possibile. Sarebbe stato quindi impensabile per una madre lasciare il neonato all’interno di un’incubatrice in un reparto neonatale. Inoltre i bambini prematuri provenivano soprattutto da aree rurali, lontane dagli ospedali. Perciò l’incubatrice avrebbe dovuto essere non elettrica, trasportabile, igienizzabile, economica e adatta culturalmente.

      Il prototipo dell’incubatrice ha dato vita al dispositivo medico Embrace.
      Il prodotto consiste in una sorta di sacco a pelo per il neonato, realizzato con materiali termici a cambiamento di fase (PCM), in grado di mantenere la temperatura del neonato costante per quattro ore, e ricaricabile per immersione in acqua bollente. In questo modo il bambino poteva restare a contatto diretto della madre, beneficiando del calore della sua incubatrice mobile e del corpo della madre.

      Curiosità ed empatia come innovazione

      In sostanza il design thinking unisce le capacità dei nostri due emisferi cerebrali, ovvero la creatività, l’elasticità intuitiva e l’empatia del nostro emisfero destro con le modalità analitiche e le procedure lineari del nostro emisfero sinistro.
      Il grande vantaggio che ne può trarre chi si occupa di progettare servizi o prodotti è l’aumento di successo, avendo messo al centro la persona a cui è destinato e non il prodotto stesso.
      Il design thinking aiuta aziende, startup e  a generare idee veramente innovative, limitando il rischio di insuccesso, grazie all’etnografia unita alla prototipazione e all’esperienza diretta.

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      Pubblicato da Alessandra Addabbo il Aprile 7, 2021
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